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Frequenza oscillatore 40106-1=2800Hz (sensibile alle variazioni di tensione di alimentazione.
Frequenza oscillatore per prova batteria 40106-3=330Hz (abbastanza alta per fare si che la lampada per inerzia termica non possa variare la resistenza del filamento ma abbastanza bassa da minimizzare gli effetti induttivi del cavo di collegamento).
Extra tensione a vuoto (senza la batteria collegata) uguale alla tensione di breakdown del transistor T1 (circa 100 V).
Questo significa che impiegando un transistor con una tensione di breakdown maggiore o minore avremo una extratensione a vuoto di conseguenza.
Abbiamo preso alcune delle batterie in nostro possesso, smontate da diversi gruppi di continuità.
Queste batterie sono state sostituite in quanto la verifica fatta con l'auto test del gruppo di continuità le classificava come non più efficienti.
Elenco delle operazioni svolte nell'ordine esatto in cui vanno svolte:
Collegare la batteria al circuito desolfatatore (attenzione, rispettare le polarità, non alimentare mai il circuito con la batteria staccata).
Collegare l'alimentazione del circuito.
Verificare che l'interruttore S1 sia chiuso, che quindi la base di T1 sia a massa e all'uscita non ci siano i picchi di alta tensione.
Chiudere l'interruttore S2 e collegando sulla batteria (non sul circuito ma proprio sui morsetti della batteria per escludere dalla misura eventuali picchi induttivi prodotti dal cavo) la sonda dell'oscilloscopio settato in CA misurare la tensione (picco a picco).
A questo punto aprire S2 ed S1.
Viene tolto il carico di misura e vengono dati gli impulsi di rigenerazione e carica della batteria.
Dopo il tempo necessario a portare la batteria a 14,4Volt rieseguire la misura della resistenza interna della batteria.
(E' indispensabile che la misura della resistenza interna venga fatta sempre quando la batteria è completamente carica, per avere un punto di riferimento preciso, in quanto detta resistenza varia di molto in funzione dello stato di carica, nello specifico aumenta progressivamente durante la scarica in funzione della profondità di quest'ultima)
Se la resistenza interna non è diminuita scaricare la batteria con un carico resistivo (lampadina automobile) e ripetere l'operazione.
Caratteristiche della batteria ricavate dai datasheet del produttore:
Caratteristiche della carica. | ||||||
Primo test eseguito per misura differenziale mantenendo inalterato il valore della resistenza di scarica (lampadina 12V 10W) | ||||||
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Secondo test eseguito per misura della resistenza della batteria mantenendo inalterato il valore della resistenza di scaricaResistenza di carico a filo da 10 Ω 10 W - corrente attraverso il carico= 12/10=1,2 Ampere (con una tensione sulla resistenza di 12 Volt).
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Ora proveremo la rigenerazione di una batteria veramente messa male, appena reperita per fare la prova.
E' stata smontata da un gruppo di continuità perché scartata all'auto test e rimasta in deposito per più di un anno.
Aveva una tensione a vuoto di 10.15 Volt (completamente scarica).
Condizione iniziale della batteria: resistenza interna enorme!! Sotto il calcolo esatto della resistenza interna. | |
Calcolo della resistenza interna eseguito con una calcolatrice scientifica HP. | |
Dopo 24 ore di carica e desolfatazione ecco il risultato. | |
Come notate la resistenza della batteria dopo 24 ore di desolfatazione ancora non è scesa, anzi forse è aumentata un po'. |
Risultato finale, dopo 48 ore di carica la condizione della batteria sostanzialmente non cambia, quindi questa batteria non è recuperabile.
Questo si deduce dal fatto che la tensione sotto carica non arriva mai a 14,4 Volt, cosa che dovrebbe accadere anche con batteria solfatata, quindi la batteria ha probabilmente una cella in corto circuito.
Ora continuiamo l'esperimento col la batteria gemella di quella scartata, apparteneva allo stesso pacco batterie, quindi ha esattamente avuto la stessa vita e gli stessi cicli di scarica di quella precedente che abbiamo definitivamente scartato.
Prima misura, fatta a batteria appena recuperata dal suo contenitore. | |
Prima misura, fatta a batteria appena recuperata dal suo contenitore. | |
Foto eseguita dopo 6 ore di carica della batteria eseguita con il desolfatatore. | |
Ingrandimento del reticolo di misura dopo 6 ore di carica della batteria eseguita con il desolfatatore. | |
Ingrandimento del reticolo di misura dopo 24 ore di carica della batteria (con una scarica parziale eseguita con carico fittizio) eseguita con il desolfatatore. |
A occhio direi che funziona.
Le batterie che abbiamo trattato erano ben assortite, da quelle poco solfatate a quelle da buttare.
Dopo il trattamento e una ricarica a fondo le batterie hanno passato il test del gruppo di continuità.
Il trattamento è durato un paio di giorni a batteria ripetendo il ciclo descritto sopra.
Certo, se si hanno molte batterie ci vuole un sacco di tempo.
Ma meglio che comprarle nuove!
A sinistra i pacchi di batterie utilizzati per testare il desolfatatore. |
Non invertite mai le polarità della batteria.
Si brucerà il diodo D3.
Non avviare il circuito se prima non avete collegato la batteria.
L'extratensione della bobina si scarica sul transistor finale mettendolo in breve tempo fuori uso.
La perfezione non esiste.
In questo caso vi è poi una notevole variabilità cercando di ripristinare batterie di marche e tipologie diverse.
Tutte le modifiche e migliorie verranno implementate in una successiva release del circuito del desolfatatore, una volta appurato che questi funziona regolarmente.
La resistenza interna della batteria è influenzata principalmente da due parametri:
Stato della carica e, quindi quantità di acido solforico presente nell'elettrolita (non dimentichiamo che la massima concentrazione di acido solforico nell'elettrolita vi è a fine carica e che l'acido solforico rende l'elettrolita più conduttivo, quindi abbassa la resistenza interna)
Superficie delle lastre di piombo che partecipano alla reazione
In fase di misura occorre attendere che la tensione ai capi della batteria abbia raggiunto un valore specifico, che potrebbe essere quello di fine carica dipendente dal tipo di batteria per effettuare la misura con una metodica ripetibile.
Occorre anche prestare attenzione alla temperatura ambiente, anche questo parametro ha la sua importanza.
Nel primo caso il grado maggiore o minore di solfatazione interviene sulla quantità di acido libero nell'elettrolita che è minore nel caso di una batteria solfatata (perché" l'acido solforico è legato con il piombo).
Nel secondo caso si tratta di un dato che anche in questo caso viene alterato dalla solfatazione che riduce la superficie utile delle lastre di piombo.
Quindi la solfatazione concorre con due meccanismi diversi nell'aumento della resistenza interna.