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La saldatura dei componenti per la realizzazione di un circuito elettronico è una parte fondamentale dell'elettronica ed occorre essere molto bravi in questo fondamentale per produrre circuiti affidabili. E' inutile avere i migliori componenti se vengono poi fatte delle saldature scadenti.
Il saldatore deve essere di potenza adatta al tipo di lavoro che vogliamo svolgere. In genere per saldare componenti di dimensioni piccole come succede il 99% delle volte basta una potenza di 25W, se vogliamo saldare grossi fili o componenti con una massa notevole, che quindi hanno una grande dispersione di calore possono non bastare 100W. Quando si usa un saldatore con una potenza eccessiva la temperatura che raggiunge a vuoto (mentre non lo usiamo) è troppo elevata e potrebbe danneggiare i componenti e provocare danni vari. Fanno eccezione le stazioni saldanti "elettroniche" che hanno un sensore sulla punta del saldatore e un regolatore di corrente che permette di mantenere una temperatura regolabile tramite un potenziometro. Uniscono una grande potenza, un ottimo controllo della temperatura ad un isolamento galvanico portentoso, lavorando in genere a bassa tensione ed essendo isolate totalmente dalla rete elettrica tramite un trasformatore. Sono la miglior scelta, ovviamente costano molto di più di un normale saldatore.
Operazioni atte a preparare il saldatore.
Riscaldare il saldatore fino a temperatura di esercizio
Pulire la punta con un panno unido o una spugnetta
Trasferire un po' di stagno sulla punta del saldatore. Il corretto funzionamento dello stesso verrà evidenziato da uno sbuffo di fumo dovuto al flussante presente nello stagno da saldatura che evapora. Lo stagno aderirà saldamente alla punta. Il resto della punta si ossiderà e cambierà colore gradualmente durante l'uso.
A questo punto potete eseguire una saldatura.
Gli oggetti da saldare nel limite del possibile devono essere puliti ed esenti da grasso e ossidazioni. La punta del saldatore deve essere a contatto con i due oggetti che si vogliono unire, deve essere accostato il filo di stagno da saldatura e scaldato. Lo stagno si deve diffondere nello spazio fra gli oggetti da saldare e deve ricoprire in parte gli stessi.
Una volta letto il capitolo sulla parte teorica della saldatura, si può procedere con la pratica ed effettuare la prima saldatura a stagno, per esempio quella che unisce tra loro i terminali di due fili conduttori elettrici di rame multifilare. Procuriamoci un saldatore con la punta sottile da 25-35Watt di potenza, inseriamo la spina nella presa di corrente e attendiamo che il saldatore sia caldo. Ogni tanto si esegue un saggio della temperatura strofinando il filo di stagno per saldatura sulla punta fino a che questi non fonde ed aderisce alla punta stessa. Poi si pulisce la punta del saldatore con una spugnetta inumidita. Poi si attorcigliano un poco i terminali e su di essi, appoggiandoli sul nostro tavolo di lavoro si appoggia la punta sul punto di saldatura, facendo sciogliere contemporaneamente una adeguata quantità di stagno. Lo stagno si scioglie soltanto quando si trova in intimo contatto con la punta del saldatore ed emette una nuvoletta di fumo frutto del flussante presente al suo interno. A questo punto se stiamo operando correttamente lo stagno andrà a ricoprire, durante il suo stato liquido, tutta la zona da saldare, diffondendosi con uniformità su di essa e infiltrandosi all'interno del filo di rame multifilare. Soltanto allora si potrà togliere la punta del saldatore e, senza sottoporre le parti saldate a sollecitazioni meccaniche o movimenti e senza soffiare sulla saldatura, si attenderà per qualche istante per concedere allo stagno il tempo necessario per solidificarsi. La saldatura a stagno, a questo punto, deve considerarsi eseguita. Alla fine, in questo caso per controllare la buona qualità della saldatura, è bene esercitare una leggera trazione sui conduttori, così da accertarsi del loro perfetto fissaggio. In altri casi questa manovra non è possibile, per esempio quando si fissano dei componenti su un circuito stampato.
Il componente da saldare deve essere bloccato nel suo posto facendo leggermente divergere i reofori una volta inseriti nei fori presenti nelle piazzole. Non date pieghe troppo accentuale ai reofori, in caso di malfunzionamento del componente questi deve essere facilmente sfilato dopo aver asportato lo stagno dalla piazzola con un succhiastagno. La quantità di stagno si deve diffondere a macchia d'olio e deve essere appena sufficiente per coprire interamente la piazzola. Una volta raffreddata la saldatura deve essere lucente ed assumere la forma di un piccolo cono. Da evitare le saldature che assumono la forma di una pallina: troppo stagno o poco flussante. Nel caso di eccesso di stagno con conseguente creazione di ponticelli tra la saldatura e una pista vicina, meglio usare il succhiastagno, oppure capovolgere il tutto e tenendo il saldatore sotto, per gravità far migrare l'eccesso di stagno sulla punta del saldatore per poi liberarsene con un panno umido.
In questo caso le piazzole in genere sono già stagnate, quindi lo stagno aderirà con maggiore facilità . Ricordatevi che i reofori dei componenti se piegati e sagomati convenientemente possono rimpiazzare le piste di un pcb per i collegamenti che dovete realizzare, ma che utilizzate a tale scopo bloccheranno il componente in modo permanente sulla piastra millefori, quindi dovete essere sicuri di non doverli rimpiazzare. Usate del filo rigido di tipo monofilare per creare i collegamenti che vi mancano ancorandolo alle piazzole con diversi punti di saldatura.