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E' sempre più facile trovare sul mercato questo genere di amplificatori, proposti a prezzi molto bassi in relazione agli analoghi di marche rinomate, ora andremo ad analizzarli a grandi linee e ne valuteremo i pregi e i difetti.
Innanzi tutto bisogna fare un po' di chioarezza: parlando di amplificatori a valvole cinesi si abbraccia un argomento molto vasto che comprende amplificatori che si collocano in una ampia gamma di prezzi.
Quindi in funzione di questo ci sono anche delle differenze di qualità sempre rimanendo comunque in quest'ambito.
In genere questi amplificatori appartengono a due tipologie commerciali diverse:
In kit di montaggio
Già montati e funzionanti
Quelli appartenenti alla prima tipologia in genere sono meno costosi e più si prestano a modifiche e migliorie dovendo ancora essere assemblati.
In genere ambedue sono realizzati con schemi semplici, senza fronzoli e senza particolari equilibrismi tecnologici.
Per quello che riguarda i componenti da cui sono composti, in genere il telaio è d'acciaio di buona fattura, gli altri componenti sono passabili comprese le valvole che all'occorrenza si possono sempre sostituire.
Unica nota dolente, i trasformatori adattatori di impedenza sono realizzati in genere con una tecnica più adatta a quelli di alimentazione, comunque anche se non eccellono, come del resto tutto il resto, restano sempre accettabili, specie in relazione al costo che in genere è molto basso.
A questo punto dobbiamo chiederci cosa ci spinge ad approcciarci ad un amplificatore a valvole.
se lo facciamo per motivi legati all'estetica o veramente vogliamo qualcosa di eccellente per quanto riguarda il suono.
Nel secondo caso visto e considerato che sicuramente questo genere di prodotto non è Hi-End e qualche volta neppure Hi-Fi con una spesa ancora minore io mi approccerei ad un amplificatore a mosfet o digitale.
Poi se forti dell'emozione di avere un amplificatore a valvole che magari ci siamo montati ne apprezziamo anche i difetti, allora questi amplificatori possono fare al caso vostro.
Quindi la scelta è sempre personale.
Ma adesso andiamo a vederne uno nel dettaglio, allo scopo ne ho acquistato uno in kit di montaggio.
Sotto è riportato tutto quello che come schema ci è stato fornito dal produttore del kit, molto avaro in fatto di documentazione.
Nello schema, per eviatere ridondanze è stato omesso un canale.
Guardandolo si possono fare le seguenti considerazioni:
Lo schema è di una semplicità disarmante, lo stadio di ingresso è composto da una 6n9p che è un doppio triodo, mettendo in parallelo le due sezioni.
Evidentemente l'intento è stato quello di tenere separati i due canali dell'amplificatore dedicando ad ogni sezione due valvole distinte.
La seconda ipotesi è che tale scelta è stata fatta per abbassare l'impedenza di uscita a fronte di un carico (la EL34) con ingresso fortemente capacitivo (dovuto alle capacità parassite) però facendo i conti si vede facilmente che non serve abbassare l'impedenza.
Si sarebbe potuta risparmiare una valvola.
In pratica mezza valvola è inutilizzata e, se serve la utilizzeremo per altri scopi modificando il circuito.
Sull'ingresso è posto un potenziometro per dosare il segnale in ingresso.
Lo stadio finale è composto da una EL34 collegata in configurazione pentodo, con qualche piccola modifica e rinunciando ad un po' di potenza si può collegare in configurazione triodo.
Purtroppo manca la presa intermedia sul trasformatore per collegare il pentodo in configurazione ultralineare.
E' presente un anello di controreazione globale che collega il terminale 8 del trasformatore di uscita alla valvola 6n9p posta in ingresso.
L'alimentatore è costituito nel seguente modo:
Un classico trasformatore con secondario con presa centrale.
A seguire un doppio diodo a vuoto.
All'uscita del diodo vi è il filtro, un filtro pigreco in questo caso costituito da un condensatore di piccola capacita a sua volta seguito da un filtro LC.
Il doppio diodo ha una tensione di filamento di 5V ricavata da un apposito secondario sul trasformatore di alimentazione.
Vi sono due secondari per alimentare i filamenti delle altre valvole, il primo a 6,3V per le EL34 e il secondo a 3,15+3,15V (6,3V con presa centrale) che serve per alimentare i filamenti delle valvole preamplificatrici, con la possibilità di avere un riferimento di massa simmetrico (la presa centrale) per evitare il ronzio.
La potenza massima assorbita a vuoto da ogni canale è rilevabile facilmente utilizzando la tensione riportata fra catodo e massa delle EL34 che è di 15V.
La resistenza fra catodo e massa è di 300 ohm quindi la corrente anodica a riposo è 50mA.
Quindi alla tensione di alimentazione di 340V la potenza dissipata è 340*0,05=17W.
Tenendo conto che il rendimento massimo di un amplificatore il classe "A" è del 50% ci possimo aspettare sul carico una potenza massima di 8,5W, quindi abbastanza distante dai 13W dichiarati (come ci aspettavamo).
Tenendo conto che la massima potenza dissipabile da una EL34 è di 25W non è consigliato aumentare la potenza aumentando la corrente a riposo perchè a fronte un un paio di Watt in più la durata della valvola ne risentirebbe.
Si potrebbe recuparare la potenza dissipata per ricavare la polarizzazione di griglia togliendo la resistenza e il condensatore in parallelo fra catodo e massa e ricavando una tensione stabilizzata per polarizzare la griglia.
Questo darebbe la possibilità di regolare finemente il bias (corrente a riposo) della valvola con un trimmer.
La tensione sull'anodo della valvola preamplificatrice è leggermente troppo alta.
Dovrebbe essere la metà della tensione di alimentazione (trascurando la caduta sulla resistenza catodo-massa).
La differenza è di pochi volt e non vale la pena correggerla.
Tenendo conto della scarsa sensibilità di ingresso del circuito si potrebbe utilizzare la seconda sezione della valvola preamplificatrice per aumentare ulteriormente l'amplificazione trasformando lo stadio in ingresso in due amplificatori a triodo in cascata.
Questo darebbe anche la possibilità di diminuire l'amplificazione di ogni singolo stadio e di ridurre in questo modo la distorsione semplicemente introducendo una reazione in corrente sulla resistenza fra catodo e massa.
Per intenderci una modifica come lo schema riportato sotto.
Sotto è riportato il cablaggio di massima che ci è stato fornito dal produttore del kit.
Come potete vedere il cablaggio è abbastanza approssimativo e lascia largo margine all'interpretazione.
Occorre una certa conoscenza dell'elettronica e una certa esperienza nei montaggi filari per evitare gli errori e raggiungere un buon risultato.
Come buona norma le valvole preamplificatrici, le 6n9p sono state tenute distanti da possibili fonti di campi magnetici.
I trasformatori sono stati ruotati fra loro in modo da non captare disturbi.
Per contro, a prima vista questo circuito ha troppi punti di massa e troppi fili che veicolano corrente alternata per essere silenzioso.
La prima possibile modifica al cablaggio consiste nel ricondurre il circuito ad un punto di massa unico e comune in corrispondenza del terminale del condensatore del filtro LC.
Aumentare la capacità del condensatore del filtro LC.
Ritardare la tensione di filamento della valvola raddrizzatrice.
In questo modo si ritarda anche l'anodica e il soft-start dell'anodica viene fatto direttamente dalla valvola raddrizzatrice, evitando anche il "bump" sugli altoparlanti.
All'apertura del pacco ho constatato il perfetto imballaggio di ogni singolo pezzo, avvolto con cura nella pagine di un quotidiano cinese.
Non sembra mancare nulla, a parte il piazzamento delle valvole che è diverso da quello del cablaggio (cosa che di fatto rende lo schema del cablaggio inutile) non ci sono errori nella foratura del telaio che è realizzato in acciaio inox.
Il telaio nella parte esterna, quella che verrà esposta, è protetto da una pellicola plastica per evitare graffi.
I componenti sono tutti di bassa qualità , visto il prezzo basso del kit, non è certo una sorpresa.
Il trasformatore di alimentazione ha i bulloni che reggono il pacco lamellare non isolati, sono gli stessi che poi lo fisseranno al telaio.
Il nucleo in lamierini nonostante sia stato verniciato in nero presenta leggere tracce di ossidazione, ragione per cui prima di montarlo procederò a riverniviarlo.
I bulloni cercherò di isolarli usando delle rondelle in teflon per minimizzare le correnti parassite negli stessi.
L'induttanza da 5Henry alla misura risulta da 3,9Henry.
Il trasformatore ha le scritte in cinese, quindi non è possibile capire subito qual'è il primario e quali sono i secondari.
Dopo una rapida ispezione con il multimetro digitale, rilevando le resistenze ho capito come collegarlo.
Ovviamente rispetto al disegno alcuni dati sono diversi.
Il secondario per l'anodica, per esempio, dovrebbe essere 290V mentre in realtà è 320V.
Questo potrebbe essere un errore grave e provocare dei problemi, alimentando il circuito a 230V le uscite a 320V diverrebbero 334V che raddrizzati caricherebbero i condensatori di stabilizzazione (in assenza di carico) a 471V, tensione che eccede la specifica dei condensatori che hanno una tensione massima di 450V.
Quindi è necessario abbassare la tensione in ingresso al trasformatore di almeno 10V oppure alimentare il filamento della valvola rettificatrice solo quando i filamenti delle altre valvole sono già caldi in modo che l'assorbimento sul circuito anodico riduca, per effetto della resistenza serie del trasformatore e dei rettificatori, la tensione ai capi dei condensatori di stabilizzazione.
In ogni caso l'alimentatore non potrà funzionare a vuoto, quindi occorre evitare di sfilare le EL34 dal loro zoccolo quando l'alimentazione è attaccata, pena l'esplosione dei condensatori di stabilizzazione.
Non si potrà in nessun caso utilizzare dei diodi rettificatori a semiconduttore, la loro bassa resistenza interna farebbe caricare i condensatori di stabilizzazione ad una tensione eccessiva.
Sarà prudente, prima di collegarlo, controllare le esatte tensioni che forniscono i vari secondari con una tensione di primario di 230V.
Le scritte a destra nell'immagine sopra le ho fatte io per identificare velocemente i vari fili che fuoriescono.
Altro errore facilmente rilevabile controllando le specifiche del diodo rettificatore è che la massima capacità a valle di quest'ultimo è di 10uF (specifiche del produttore) per evitare che i picchi di corrente deteriorino il diodo in breve tempo.
Nello schema c'è un condensatore da 47uF.
Occorrerà fare un'altra modifica per evitare di cambiare un diodo dopo l'altro.
In realtà il condensatore si potrebbe anche togliere del tutto, impiegando il solo filtro LC.
In questo caso l'alimentatore sarebbe ad ingresso induttivo e avrebbe a carico una tensione inferiore.
Tuttavia la forte variazione di corrente sull'induttore potrebbe generare ronzio (meccanico) nei lamierini dello stesso.
A questo punto, prima di iniziare il montaggio del kit, occorre stabilire quali modifiche si possono fare, compatibilmente con gli spazi a disposizione.
Quando si acquista un kit al risparmio, come il mio, ma con cablaggio filare in aria, le modifiche che si possono fare sono tante, alcune rese impossibili dalla mancanza di spazio sul telaio.
Ovviamente potremmo anche scegliere di non apportare modifiche di sorta, tuttavia occorre considerare che progettare modifiche prima del montaggio è molto meglio che farle poi.
Le modifiche che andremo a fare ora non possono più essere fatte una volta montato il circuito perchè coinvolgono componenti che vanno fissati ricavando gli appositi spazi.
Le modifiche che potremo fare alla fine sono invece quelle atte a ottimizzare la polarizzazione delle valvole, ad esempio, quindi tali da impattare su componenti facilmente removibili e rimpiazzabili.
Come prima modifica da fare ho deciso di cambiare il condensatore di filtro (dopo l'induttanza) con uno di capacità maggiore.
Ne ho trovato uno compatibile con lo spazio a disposizione.
Si tratta di un condensatore di buona qualità da 950uF 450V.
E' un componente relativamente ingombrante che monteremo su un supporto isolante nello spazio libero sotto un trasformatore di uscita.
Il supporto in legno sarà fissato per incollaggio al telaio.
La prima che implementerò, avendo verificato gli spazi, è quella di creare una massa unica, centrale e solidale con il negativo del condensarore di stabilizzazione dopo l'induttanza.
Questo condensatore ha una capacità tale da fungere da generatore ideale per tutto il circuito.
A tale scopo ho comprato una barretta di rame, l'ho forata per introdurre la vite del condensatore, poi l'ho levigata scrupolosamente con della carta abrasiva, prima grossolana e poi fine per ridurre la resistenza di contatto con il condensatore, che avendo collegamento a vite, non posso saldare alla barretta che sarebbe stata la soluzione più duratura.
Ma massa del rame e la sua propagazione del calore è tale che non sarà possibile fare delle saldature dopo il montaggio, quindi tutti i fili di massa dovranno essere saldati in una sola volta, prima del montaggio della barretta di rame.
Questo anche per evitare di surriscaldare il condensatore.
Quindi si procede contando i fili di massa che ci servitanno, aggiungendone qualcuno per sicurezza e poi saldandoli in un solo colpo scaldando la berretta.
Questo circuito abbinato al raddrizzatore ci permette di alimentare i filamenti delle valvole in continua e nel contempo di limitare la corrente massima di accensione.
La tensione all'uscita senza condensatore di stabilizzazione sarà la tensione efficace alternata meno la caduta dovura alla resistenza serie e alla tensione di polarizzazione diretta dei diodi che compongono il ponte di Graetz, quindi sicuramente inferiore a 6,3V.
Più aggiungiamo capacità e più la tensione sale, quindi dovremo scegliere la capacità giusta.
Questo circuito in questo progetto è essenziale, ci da la certezza che la tensione ai capi del condensatore di stabilizzazione non cresca oltre la sua tensione massima.
Dobbiamo essere sicuri che quando il doppio diodo rettificatore inizia a condurre tutte le valvole, in special modo le EL34 abbiano il filamento a regime.
Praticamente utilizziamo il rettificatore come diodo controllato (dalla corrente di filamento).
Quella fornita in dotazione è qualitativamente abbastanza scarsa, in più non permette di fissare troppi componenti perchè ha un numero limitato di contatti.
Costruirne una migliore è molto semplice e il fissaggio è assicurato dai fori fatti per quella in dotazione.
Ho deciso di realizzarne una in legno su cui fissare anche tutti i componenti necessari per la modifica dell'alimentazione dei filamenti delle valvole preamplificatrici e delle finali di potenza.
I condensatori troveranno alloggiamento in fori predisposti nel legno allo scopo, per massimizzare la pulizia del cablaggio.
Nella parte inferiore, quella a contatto con il telaio di acciaio, troveranno posto in una apposita cava fresata, tre ponti di diodi (uno per il filamento delle due valvole preamplificatrici e uno per ognuna delle valvole di potenza) che saranno pressati contro il metallo dalla barretta stessa e con l'ausilio di un po' di pasta termoconduttiva dissiperanno facilmente il poco calore prodotto.
I reofori dei ponti di diodi passeranno in appositi buchi attraverso il legno per poi essere saldati al resto del circuito.
In questo modo si risolve il problema del fissaggio dei ponti di diodi senza fare fori aggiuntivi.
Il legno verrà accuratamente essiccato e poi trattato con vernice protettiva allo scopo di evitare che l'umidità dell'aria possa ridurre l'isolamanto fra i supporti che utilizzerò per fissare i componenti.
Nella fotografia sotto, la barretta per contatti in legno è stata tagliata e sono stati fresati degli incavi per far posto ai dadi dei bulloni presento sul telaio.
Nella fotografia sotto, la barretta per contatti in legno è stata fresata nella parte a contatto con il telaio per ricavare gli alloggiamento dei tre ponti di diodi che serviranno per rettificare la tensione da inviare ai filamenti delle valvole preamplificatrici e di potenza, che in questo modo verranno alimentati in continua.
Nella foto sotto a detra sono stati fatti dei fori a distanze regolari dove sono stati introdotti dei chiodi dorati su cui verranno fissati i componenti.
I fori (passanti) hanno la funzione di evitare crepe nel legno e sono di diametro leggermente inferiore a quello dei chiodi che sono stati introdotti con una forte pressione (martello) onde evitare che si sfilino.
Nelle foto sotto si nota la disposizione dei condensatori di stabilizzazione della tensione per i filamenti che verranno posizionati nelle tre cave fresate nel legno.
I fori sono stati ricavati con una fresa da legno ed hanno un diametro abbondantemente superiore a quello dei condensatori che andranno fissati con una goccia di colla.
Sotto, particolare del posizionamento dei condensatori di stabilizzazione.
Si nota anche il foro dove passeranno i fili di alimentazione dei filamenti del diodo rettificatore.
Questo foro serve solo per avere un cablaggio ordinato senza troppi fili che girano.
Questi fili portano corrente ai filamenti del diodo rettificatore, la corrente è alternata e potrebbe creare interferenze magnetiche.
In questo modo la posizione sarà obbligata e non potranno muovesi.
La vernice protettiva è stata appicata prima di inserire i chiodini.
Alla verifica strumentale prima dell'essiccazione l'impedenza fra i due contatti adiacenti più vicini era di 10MOhm ed è salita a oltre 1000MOhm dopo l'essiccazione e l'applicazione della vernice protettiva.
Il giusto dimensionamento di questa barretta ci ha permesso di razionalizzare la disposizione dei componenti di tutta la parte di alimentazione dei filamenti, oltre a fornire un buon supporto per fissare il resto dei componenti.
Con della carta abrasiva di media grandezza (n.100 per esempio) ripassare tutti i bordi del telaio per eliminare pericolosi spigoli vivi che possono tagliarci durante le operazioni di montaggio.
Prima di tutto occorre pulire il telaio, tutte le cose che monteremo e di cui non è previsto il foro di fissaggio dovranno essere incollate, questo prevede che non ci siano residui di oli o sporco di nessun genere sul telaio.
Quindi occorre passarlo scrupolosamente con un detergente (con acqua).
Il telaio nel mio caso è di acciaio inox, quindi non ha problemi con l'acqua.
Dopo averlo lavato passarlo con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol.
Se avete a disposizione una lavastoviglie mettere il telaio nel cestello e il gioco è fatto.
La pellicola protettiva della parte superiore del telaio (per proteggere la parte lucida a vista) deve essere eliminata prima del fissaggio di qualsiasi componente, poi sarebbe impossibile rimuoverla.
Una volta rimossa occorre prestare molta attenzione nel non graffiare la superficie esposta, pena rovinare l'estetica finale.
Ci sono molte linee di pensiero sull'ordine di montaggio dei componenti.
Io ho utilizzato la più logica, dal mio punto di vista.
Ci sono dei componenti che vanno necessariamente montati per primi perchè poi il montaggio risulterebbe ostacolato da altri componenti.
Poi cerco sempre di dare la precedenza ai componenti più voluminosi e pesanti.
Sempre fermo restando il principio che il componente che monto non deve ostacolare il montaggio dei successivi.
Lo zoccolo delle valvole va montato in modo che la scritta della valvola si presenti sul davanti dell'amplificatore, questo per soli fini estetici.
Stringete le viti senza esagerare.
L'induttanza di filtro è fissata sotto un trasformatore di uscita e va fissata prima di quest'ultimo che poi coprirà parzialmente le viti di fissaggio rendendo difficile il serraggio.
Avere cura di orentarla nel verso migliore per poi saldare i fili senza fargli fare giri viziosi.
Come prima cosa occorre fissare i due trasformatori adattatori di impedenza, avendo cura prima di inserire nei fori i passacavi in gomma che preservano i fili dei trasformatori dal contatto con lo spigolo tagliente del foro prasticato sul telaio in cui passano.
Mettete le rondelle e le rondelle grower e poi stringete il dado.
I trasformatori sono le parti più pesanti, quindi occorre prestare molta attenzione al serraggio delle viti.
Anche in questo caso i trasformatori vanno orientati in modo da facilitare la saldatura dei fili.
Il trasformatore di alimentazione è il pezzo più pesante dell'amplificatore, fissatelo con attenzione, orientandolo in modo, anche in questo caso, di ridurre il percorso dei fili di collegamento.
A questo punto tocca all'interruttore di accensione.
In genere l'interruttore deve essere chiuso con la levetta spostata verso l'alto.
Quendo lo montate controllate il giusto verso con il tester.
Fissatelo facendo attenzione a non esagerare nel serragio della vite.
Se non ci fosse stato il buco per fissarlo penso che ne avrei fatto a meno, utilizzando il controllo del volume del DAC che intendo utilizzare come sorgente.
Se riesco a trovare una lampadina abbastanza grande la utilizzerò per chiudere il foro e come spia di alimentazione e rimuoverò il potenziometro che è sempre fonte di problemi (ronzio e scricchiolii).
La presa di corrente è nascosta in parte dall'induttanza di filtro, si potrebbe anche fissare prima di questa, ma non ha molta importanza in quanto abbastanza accessibile.
Peccato che non ci sia abbastanza posto per una presa con filtro incorporato.
Ricordatevi che quando si lavora a tensioni elevate occorre fare un lavoro impeccabile, sia per quello che riguarda le saldature che l'isolamento dei fili.
A questo punto occorre avere una alimentazione funzionante, sia per quello che riguarda l'anodica che i filamenti.
Servirà per eseguire in corso di avanzamento dei lavori vari collaudi intermedi per verificare che i vari stadi funzionino a dovere.
Nel mio caso a questo punto implementerò l'alimentazione in continua per i filamenti delle valvole preamplificatrici e le modifiche all'alimentazione delle valvole di potenza per ridurre al minimo il ronzio (alimentazione in continua/schermatura).
L'unico limite è lo spazio a disposizione.
A questo punto montiamo la barretta portacontatti e contestualmente nella parte sottostante i ponti di diodi che serviranno per rettificare la tensione di alimentazione dei filamenti di tutte le valvole escluso il doppio diodo rettificatore.
Occorre utilizzare della pasta siliconica per migliorare il trasferimento di calore fra i ponti di diodi e il telaio.
Contestualmente al ponte di diodi occorre montare i condensatori di stabilizzazione.
A questo punto colleghiamo tutti i filamenti delle valvole al relativo alimentatore in continua.
Per motivi di ordine e di produzione di un seppur debole campo magnetici variabile dovuto al ripple, è sempre meglio twistare i fili di collegamento dei filamenti.
L'alimentazione del filamento della valvola rettificatrice dovrà essere ritardata, quindi prima dovremo montare il circuito ritardatore.
Questo circuito, composto da un transistor darlington e da un rele' verrà alimentato dalla tensione di alimentazione dei filamenti di una delle due valvole di potenza.
Visto il basso assorbimento del circuito non ci sono problemi.
Il delay da me impostato (si imposta inserendo nel circuito un condensatore di capacità adatta) è di circa 15 Sec..
Il circuito adottato è derivato da un modulo costruito per arduino leggermente modificato.
Il primo condensatore è di stabilizzazione dell'alimentazione, il secondo è per il ritardo.
La resistenza serve per scaricare il condensatore che genera il ritardo di innesco del rele'.
Questo piccolo circuito verrà fissato al telaio con una goccia di colla.
Questa è la parte finale del montaggio.
Questa parte prevede svariati collaudi in corso di avanzamento dell'opera, cosa che ci costringe a fare questa parte seguendo una linea logica che parte dallo stadio finale che andrà montato per primo fino a giungere agli stadi di ingresso.
Questo per mettere sotto carico da subito l'alimentatore in modo che la tensione fornita dallo stesso non salga a causa del ridotto assorbimento.
Tutti i collaudi andrebbero fatti alimentando l'amplificatore con un variac in modo da aumentare gradualmente la tensione per far si che eventuali errori non abbiano esito catastrofico.
Come ultima modifica penso che alimenterò questo circuito con un riduttore di tensione specifico per evitare anche in caso di malfunzionamento delle EL34 che la tensione anodica a vuoto possa salire oltre il limite di tolleranza dei condensatori di stabilizzazione.